I Popol Vuh: la band che ha fatto la storia del krautrock

mic

I più dotti di voi, quando sentiranno il termine Popol Vuh, penseranno al “Libro della comunità”, ovvero una raccolta di miti e leggende dei Quiché – una popolazione di etnia Maya che abitò la terra Quiché in Guatemala.

Non siamo però qua per parlare del libro della comunità, bensì dei Popol Vuh – il gruppo tedesco fondato nel 1969 da Florian Fricke, Holger Trulzsch e Frank Fiedler. Effettivamente, il nome della band viene dal Libro della comunità Quiché, al quale è un omaggio. Infatti, una delle storie riportate nel Popol Vuh (il testo) racconta che alcuni suoni siano in grado di donare armonia ed equilibrio alle menti. Poiché questo era l’intento dei Popol Vuh, scelsero di omaggiare il testo.

Chi erano i Popol Vuh?

Quando si parla di innovazione, si parla di Popol Vuh. I Popol Vuh furono un gruppo tedesco che unì la Kosmische musk alla musica proto-new age per dare vita a un nuovo genere tutto proprio: il Krautock. Ma andiamo per gradi.

Nonostante l’ascesa al Krautrock sia avvenuta per gradi, i Popol Vuh cominciarono con alcune cose ben chiare in mente: ovvero il tema. Fin dagli inizi della band, infatti, questa si dedica a temi di natura spirituale. Se il tema è una costante, un altro elemento che non cambia mai è il Moog: uno strumento al tempo appena uscito che altri non è che un sintetizzatore. Poiché agli albori, i Popol Vuh producevano dischi di genere di musica elettronica. Questo trend durò solo per i primi due dischi, i buoni, ma immaturi:

  • Affenstunde
  • In den Gärten Pharaos

Se Affenstunde è puramente elettronico, in “In den Gärten Pharaos” è possibile cominciare a vedere una crescita della band in quanto vengono introdotti strumenti acustici. In questo album, la rotta diventa sempre più evidente e il tema spirituale comincia a delinearsi in maniera sempre più nitida in quanto uno dei brani venne registrano in Baviera, nella cattedrale di Bamberg. L’organo che si sente in questo brano è quello originale della cattedrale.

Di fatti, al gruppo piacque così tanto questa cattedrale che vi tennero un concerto nel 1973.

Addio all’elettronica

electronic keyboard

“In den Gärten Pharaos” fu l’ultimo album nel quale i Popol Vuh usarono prevalentemente strumenti elettronici. Da quel momento in poi, infatti, presero un’impronta molto più new age e spirituale che culminò nella realizzazione del disco “Hosianna Mantra”.

Considerano il loro successo più grande, “Hosianna Mantra” è una commistione di musiche sacre cristiane e induiste, rese ancora più struggenti dall’incredibile performance del soprano Djong Yun.

Fu il successo di “Hosianna Mantra” a consacrarli nell’olimpo della musica sperimentale religiosa. L’album, infatti, ebbe così tanto successo che gli permisero di entrare nel mondo delle colonne sonore. Werner Herzog, infatti, era stregato dalle loro melodie che alternavano il cupo, mistico e misterioso a note gioiose e piene di luce. Famose colonne sonore realizzate dai Popol Vuh per film diretti da Herzog sono:

  • Segni di vita
  • Nosferatu, il principe della notte
  • Aguirre, furore di Dio
  • Fitzcarraldo
  • L’enigma di Kaspar Hauser

Influenze

Quando nel 1995 chiesero a Fricke quali fossero le influenze dei Popol Vuh, la sua risposta fu chiara.

“Inizialmente,” disse Fricke, “c’era un po’ di influenza da parte di gruppi rock come gli Stones – n.d.a. si riferisce ai Rolling Stones – e i Beatles.” La cosa, però, non pareva soddisfarlo visto che paragonò il fatto di subire le influenze di altri gruppi musicali a un’influenza. “Più tardi fui anche influenzato dai Blind Faith,” disse. “Alla fine, però, devo cercare la mia strada.”

Tra le sue influenze, Fricke annoverò alcuni individui della sfera politica tedesca degli anni Settanta dalle idee radicali – anche se non disse chi.

Uno delle maggiori influenze – e ostacoli – alla sua musica, disse Fricke essere la società. Il fatto che all’inizio la sua musica non avesse il successo commerciale sperato lo portava a dipendere finanziariamente dalla madre e dagli aiuti sociali. Questo, a suo dire, gli rendeva difficile potersi immedesimare nella vita di un rocker. Poiché la condizione che sarebbe potuta essere evitata se la sua musica fosse piaciuta di più al pubblico – anche se era solo un novellino ai tempi – Fricke biasimava la società. Nonostante la situazione, però, Fricke è sempre rimasto fedele a se stesso e alla sua musica finchè non è venuto a mancare il 28 Dicembre 2001, ponendo ufficialmente fine ai Popol Vuh. Fortunatamente, a quel punto, la sua situazione era migliorata visto che i Popol Vuh erano diventati un successo mondiale.

Krautrock

La storia della musica elettronica tedesca

Il genere suonato dai Popol Vuh era il Krautrock. Nato nella Germania degli anni Sessanta, che al tempo stava ancora riprendendosi dalla Seconda Guerra Mondiale, questo genere non si chiamava originariamente Krautock. Il nome è dispregiativo, non ha niente a che vedere con il genere stesso e fu inventato dalla stampa angloamericana perché suonato prevalentemente in Germania. Se Krautrock non è allora il nome ufficiale del genere, quale è? Poiché questo genere fonde rock progressivo e musica elettronica tedesca e gli dà un’impronta prettamente spirituale, il suo nome è Kosmische Musik, ovvero musica cosmica in tedesco.

Ci sono molteplici motivi per cui la Kosmische Musik prende questo nome, uno dei quali il fatto che emerse subito dopo l’allunaggio del 1969. Fondamentalmente, esistono due filoni di questo tipo di musica:

  • Il filone solare: osanna spazi aperti e sentimenti positivi quali la pace
  • Il filone lunare: di tema più cupo, Claudio Quarantotto definisce questo filone “cupo, incubico, a base di note violente e impazzite”

Oltre ai Popol Vuh, il Krautrock include gruppi quali i Faust, Klaus Schulze, e gli Amon Düül II per menzionarne alcuni.

E’ impossibile decontestualizzare la Kosmische Musik dal suo contesto storico-polico. Nella Germania degli anni Sessanta, c’era infatti una voglia di lasciarsi indietro il passato – in questo caso rappresentato dal Nazismo – che fa sì che uno degli elementi che accomuna i gruppi di Kosmische Musik non è né il ritmo, né il tempo, bensì una voglia di liberarsi della vecchia arte propagandistica e generare un nuovo modo di intendere la musica. Un bisogno di essere pionieri, se così vogliamo chiamarlo, e di ribellarsi al passato. Diversamente dal periodo nazista, dove veniva glorificato il passato, la Kosmische Musik osanna solo al futuro poiché nel passato ci sono violenza, sofferenza e guerra.

Da un’intervista a Florian Fricke:

“…In questo nostro paese, la Germania, abbiamo un antica tradizione creativa, il cui fondamento si può ritrovare in una sorta di predisposizione mistica verso l’Assoluto. Dietro di noi

abbiamo uno stuolo di poeti, di filosofi, di moltissima e splendida musica, i quali tutti rappresentano, in definitiva, il fascismo nella sua essenza più genuina. Ma attualmente possiamo dire di

vivere in grande libertà, viviamo soprattutto criticamente rispetto

all’euforia di massa, e alle distruzioni di massa. Noi lavoriamo ad

una musica che è in sé stessa così libera da consentire a chi

l’ascolta di abbandonarsi alle proprie fantasie.”

L’influenza dei Popol Vuh sul movimento new age

Andando a guardare chi ha definito e da dove è partita la musica new age, vediamo spesso citati i Popol Vuh come uno dei primi gruppi autori di questo genere. Come abbiamo visto, però, i Popol Vuh non erano propriamente new age. Sarebbe quindi meglio definirli precursori della musica new age; è infatti difficile pensare a come sarebbe la musica new age senza l’influenza delle sperimentazioni dei Popol Vuh su ritmo, strumenti, e sovversione delle regole musicali.

In particolare, ai Popol Vuh viene attribuita la paternità delle influenze ambient che si trovano oggi nella musica new age. Si può anche dire che merito dei Popol Vuh sia anche la “ambient music” proposta e sponsorizzata da Brian Eno – produttore discografico – negli anni ’70.

E già se chiudessimo qua il paragrafo, potremmo stabilire che non sarebbe possibile avere la musica new age come la conosciamo senza i Popol Vuh. Ma ricordate cosa abbiamo detto all’inizio?

Una delle storie riportate nel Popol Vuh (il testo) racconta che alcuni suoni siano in grado di donare armonia ed equilibrio alle menti. Poiché questo era l’intento dei Popol Vuh, scelsero di omaggiare il testo

A questa citazione, c’è da aggiungerne una seconda:

Se noi dovessimo riuscire, oltre che conoscere, anche a vivere intimamente le nuove aperture musicali […] allora saremmo di nuovo in grado di servirci della musica come di un potente mezzo terapeutico.

La band tedesca fu una delle prime band occidentali a fare proprio questo concetto, ma non furono gli unici; uno dei sottogeneri più corposi della musica new age è la cosìdetta musica di guarigione; una musica le cui sonorità e frequenze hanno lo scopo di fare da terapia agli ascoltatori grazie a una diminuzione dello stress e una maggiore capacità di concentrazione e meditazione. Dire che i Popol Vuh abbiano influenzato la musica new age è quasi riduttivo; loro l’hanno fatta.

La composizione

Che Florian Fricke fosse un genio è noto, ma quale era il suo processo per comporre? Che strumenti usava?

A dire la verità, Fricke non usava alcuno strumento quando componeva. O perlomeno, non più. Ai tempi di Hosianna Mantra, infatti, Fricke dichiarò che era solito comporrre usando il pianoforte. In un’intervista del 1997 disse però che uno dei modi in cui era cresciuto come musicista era proprio il processo di composizione. Come anche Ennio Morricone, infatti, Florian Fricke componeva nella sua testa perché sosteneva che fosse una capacità necessaria per ogni bravo compositore. “Quando componi suonando un instrumento,” disse, “alle volte le dita sono più veloci della tua mente di compositore”. L’istinto, a detta di Fricke, lo portava troppo spesso a creare “melodie americane” come le chiamava lui, dove un accordo seguiva un altro per colpa dell’istinto.

“La mia musica” sosteneva Fricke “deve essere una decisione della mia coscienza. Deve essere la mia coscienza a decidere quali armonie usare.” Ecco quindi, che per lui era necessario rallentare il processo creativo affinchè potesse avere lo spazio per scegliere con cura gli accordi e non lasciarsi trasportare dall’istinto, dalla foga, o dall’abitudine di riprodurre le armonie americane che sentiva durante la giornata.

La nascita di Affenstunde

Prima di fare da produttore discografico in Germania, il produttore Gerhard Augustin si era fatto una carriera negli Stati Uniti. Qua aveva lavorato con david Brown di Santana su un sintetizzatore Moog. Quando si trasferì in Germania, Augustin si mise in testa di trovare qualcuno che avesse il sintetizzatore Moog. Al tempo, due persone in Germania possedevano lo strumento: Eberhard Schoener e Florian Fricke. Una fortunata coincidenza, visto che Schoener e Fricke erano vicini di casa, e il sintetizzatore era piuttosto costoso.

Quindi, Augustin voleva qualcuno che avesse un sintetizzatore. Ma Fricke? Al tempo, Fricke stava componendo il suo secondo album che però nessuno voleva produrgli. Neanche la compagnia di Augustin stesso. Trovare qualcuno che glielo volesse produrre, a detta di Augustin, fu difficilissimo, ma quando ci riuscirono fu stellare. Soprattutto perché nonostante Fricke possedesse un sintetizzatore Moog, non lo sapeva suonare! A sua detta, una delle sfide più grandi della sua vita fu proprio quello di imparare a suonarlo visto che Robert Moog – l’ideatore del sintetizzatore – non aveva scritto alcun manuale su come fare a suonarlo.

Come fece allora a imparare senza manuale?

Beh, Fricke improvvisò e cercò nel Moog della musica che portasse dell’anima alle persone.

Hosianna Mantra

Abbiamo già visto che l’album più famoso dei Popol Vuh è Hosianna Mantra, ma come nacque?

Nel 1972, in una mossa alquanto unica, Fricke decise di convertirsi sia al cristianesimo che all’induismo. In quello stesso anno esce Hosianna Mantra, uno dei primi esempi di World Fusion Music.

Il fascino di Fricke per l’induismo e la cultura indiana può essere osservato in questa citazione: Da un’intervista a Fricke:

“L’India, invece, già da molti secoli, possiede un enorme patrimonio di analogie fra musica e natura, musica e corpo umano, musica e sistema planetario. L’India possiede, ad esempio, la chiave drammaturgica del mistero della penetrazione della musica nel corpo.”

Il disco prende il nome dall’omonimo brano, il cui titolo fonde i termini mistici Hosianna – termine strettamente biblico poiché è l’acclamazione che viene rivolta a Gesù dalla folla quando arriva a Gerusalemme – e Mantra, che in vedico significa inno o preghiera, e in sanscrito vuol dire “strumento del pensiero”, ed è un termine tipico della religione induista che prevede la ripetizione dei mantra stessi durante la preghiera.

Come il titolo fonde religioni occidentali e orientali, così l’album unisce tradizione occidentale e canti vedici, indagine sull’antico e curiosità verso il futuro. Ma non abbiamo detto che il rock alternativo tedesco degli anni Sessanta rifugge il passato?

In Hosianna Mantra, il passato si palesa tramite l’uso di strumenti non elettronici. Fricke infatti disse che l’elettronica era troppo artificiosa per esprimere correttamente la sacralità, purezza e profondità degli inni religiosi presenti nell’album.

Oltre a mancare l’elettronica, in Hosianna Mantra sono anche completamente assenti le percussioni. Abbondano invece pianoforti, chitarre, violini, ma anche tambourae e strumenti tipici della musica sacra vedica. Fricke morì nel 2001, ma Hosianna Mantra fu ristampato nel 2004.